Così è nato il PER
Quando arrivate qui pensate subito alle più recenti tecnologie energetiche, ma tutto comincia dalla più antica delle tecnologie umane per produrre calorie, l’agricoltura.
L’agricoltura
Fin da quando abbiamo combattuto coi sassi e coi rovi per ripristinare questi campi, la nostra agricoltura è stata moderna, nel senso vero della parola: abolizione dei fertilizzanti artificiali e degli antiparassitari chimici, lotta integrata, compostaggio, associazione, rotazione, dissuasori fotovoltaici per tener lontani i cinghiali, grandi cisterne per l’acqua piovana… usiamo pochissima acqua.
Così le verdure vengono molto più saporite, provare per credere.
L’agricoltura del futuro non è quella della chimica e delle serre di plastica, quello è un retaggio novecentesco che non ha mantenuto la sua promessa di togliere il mondo dalla fame, anzi ha aumentato le differenze tra ricchi e poveri, provocato l’ inurbamento di metà della popolazione mondiale, impoverito i terreni, generato la selezione di nuovi parassiti famelici.
La storia del PER nasce da un abbandono
É stata proprio quell’idea di agricoltura quantitativa e seriale che ha spopolato questi campi: dopo che avevano bene o male sfamato la gente per millenni, negli anni sessanta è arrivata la “nuova fame”, che ha fatto a questa montagna più male di carestie, pestilenze e guerre: il contadino, per campare, doveva vendere il peso dei prodotti, non la loro qualità; ma non c’era acqua abbastanza per “pompare” gli ortaggi con l’agricoltura industriale.
Così anche i contadini di queste terre, come quelli di quasi tutto il Pianeta, sono dovuti andare in città a fare altri mestieri e comprare le verdure, insipide e chimiche, coltivate da altri; i campi erano stati riconquistati dai rovi e il casale era diventato un rudere.
Il primo passo
Il primo passo per invertire la rotta è stato acquistare il rudere e cominciare la ricostruzione; era il 1999.
Così abbiamo cominciato questa meravigliosa (e faticosa) avventura, senza finanziamenti pubblici e solo con le nostre forze. Ora vi raccontiamo come.
Però, prima di raccontare le nostre soluzioni, lasciateci chiarire un concetto. Quella che visitate è la nostra idea di sistema ecologico, che è una delle molte possibili: ogni luogo, ogni clima, ogni progettista, ogni contesto paesaggistico, ogni destinazione d’uso, la presenza o meno in loco di pietre e legno a chilometri zero, ogni diverso decennio di storia delle tecnologie dolci, ha le proprie priorità. Ne deriva una sorta di stile dell’efficienza energetica. Ecco, voi siete benvenuti nel nostro stile, vi spiegheremo tutto ma senza la presunzione di insegnare niente, solo di testimoniare. L’unica asserzione assoluta che sentirete da noi, dunque, è questa: non imitate nessuno e traete ispirazione da tutti, cercate anche voi il vostro stile.
I nostri quattro “come”
1. L’ efficienza energetica
Siamo partiti dal concetto più ovvio, tuttavia spesso sottovalutato: che un edificio ecologico deve evitare gli sprechi d’energia. I blocchi in Isotex (composti da cemento e legno mineralizzato) costituiscono la struttura portante all’interno del muro di pietra tradizionale ricostruito coi sassi originali dell’edificio crollato; sono stati eliminati i ponti termici con l’esterno, il tetto ha uno spessore isolante di 12 cm.
2. La distribuzione energetica
Un altro concetto base è la distribuzione integrata dell’energia. Tutto il casale è riscaldato col sistema a pavimento, la luce diurna passa nelle stanze buie attraverso un sistema tubolare di lenti e specchi.
D’inverno l’aria calda viene anche da un piccolo ma efficientissimo (ed economicissimo) sistema solare ad aria, d’estate ci si rinfresca gratis con le sonde geotermiche sotto le fondamentae, in alcuni ambienti più esposti a sud, l’aria fresca giunge a circolazione naturale da una presa che la pesca nel bosco esposto a nord.
3. L’acqua
Il terzo concetto guida è importante ovunque, ma ancora di più in un luogo come questo con lunghi periodi di bel tempo, e quindi di siccità: è l’uso ottimale dell’acqua.
Le acque grige sono recuperate per il riutilizzo negli scarichi e poi, dopo la fitodepurazione, per innaffiare il giardino.
Il risultato lo scoprirete in ogni camera, quando vi laverete o userete lo sciacquone: potrete consumare pochissima acqua senza modificare il comfort e le abitudini cui siete abituati e migliorando l’igiene, perchè l’acqua piovana è più amica della pelle e per lavarsi basta metà del sapone abituale.
4. Autonomia energetica condivisa
Solo dopo questi tre concetti noi poniamo quel quarto che molti considerano al primo posto: la produzione energetica. Collettori solari sul tetto e a terra per la produzione di acqua calda santtaria e integrazione al riscaldamento e moduli fotovoltaici a film sottile per la produzione di energia elettrica si integrano con la struttura dell’ antico casale. Nella torretta è inserito direttamente nel muro di pietra il modulo per la produzione di aria calda diretta.
I due generatori eolici sfruttano la brezza del luogo, che per la maggior parte dell’anno è tesa e continua, quindi ha un’ottima resa energetica che usiamo “a isola” (off grid). Inoltre a un generatore ad olio vegetale (prodotto e spremuto in azienda) sopperisce ai picchi di richiesta energetica.
Due grandi serbatoi per complessivi 4000 lt litri accumulano il calore prodotto dai collettori solari e dalle stufe a biomassa (alimentate in gran parte dagli scarti agricolo pellettizzati) e forniscono l’acqua calda sia dei bagni che per il riscaldamento.
D’estate il calore prodotto in eccesso viene inviato alla vasca da idromassaggio esterna.